Di chi è il mare? La storia del Diritto del Mare.

“Di chi è il mare?” è una domanda che ci facciamo spesso e che altrettanto speso sembra non avere una risposta. In realtà, il Diritto del Mare è regolato dal 1982 tramite la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). Analizziamo assieme per capire meglio se il mare è di tutti, di nessuno o dello Stato.

Scritto da
Valentina Lovat - IOC-UNESCO
Data di pubblicazione
23 August 2022
Tempo di lettura
8 minuti

“Di chi è il mare?” è una domanda che ci facciamo spesso e che altrettanto speso sembra non avere una risposta. In realtà, il Diritto del Mare è regolato dal 1982 tramite la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). Analizziamo assieme per capire meglio se il mare è di tutti, di nessuno o dello Stato.

Il Diritto del Mare regola i rapporti tra gli Stati per quanto riguarda gli usi del mare. Per la complessità, l’interdisciplinarietà e l’evoluzione della tematica, il diritto del mare è estremamente dinamico e si deve saper adattare alle nuove sfide. Per questo, ancora oggi possiamo assistere a momenti di negoziazione per tutelare e regolamentare l’utilizzo delle risorse marine. Un esempio sono le negoziazioni che si stanno svolgendo a New York ad agosto 2022 per adottare il Trattato dell’Alto Mare.

Nonostante tutti noi abbiamo accesso al mare, esiste una suddivisione in diverse zone tra completa libertà e completa sovranità dello Stato costiero. Ogni zona è caratterizzata da un limite definito in base alle miglia nautiche dalla costa ed è regolamentata da diversi obblighi, leggi e regole. Come si può osservare dall’immagine sottostante, le zone principali sono 5: Mare Territoriale, Zona Contigua (ZC), Zona Economica Esclusiva (ZEE), Alto Mare e Area.

Diritto del Mare_Decennio del Mare
Zonazione dello spazio marittimo Camilla Tommasetti per IOC-UNESCO

Mare Territoriale

Striscia di mare adiacente alle coste dello Stato. Il limite massimo di estensione è 12 miglia, misurate a partire da una linea di base.

Zona Contigua

Si estende per altre 12 miglia nautiche oltre il mare territoriale. Qui lo Stato costiero esercita la sua autorità al fine di prevenire o reprimere infrazioni alla sua legislazione nazionale.

Zona Economica Esclusiva

Se dichiarata e approvata, si estende fino a 200 miglia nautiche dalla costa. Funge da zona di transizione tra la completa sovranità e la completa libertà.

Alto Mare

Qui si applica il principio della libertà del mare a condizione che siano rispettati gli interessi degli altri Stati.

Area

Il fondale oltre la Zona Economica Esclusiva, chiamato Area, e le risorse minerarie lì presenti sono considerati Patrimonio Comune dell’Umanità.

La storia del Diritto del Mare

Il primo tentativo di regolare la sovranità delle acque è avvenuto nel 1493 attraverso un atto presente nella bolla papale “Intercetera” da Papa Alessandro VI. Nel 1942, Cristoforo Colombo scoprì l’America, pensando che il modo migliore per raggiungere l’India fosse navigare a sud, alla latitudine delle Canarie. Per rientrare in Europa invece, è preferibile navigare alla latitudine delle Azzorre. Al suo ritorno il Papa tracciò una linea unendo il Polo Nord al Polo Sud a una distanza di circa 100 leghe (circa 482 chilometri) dalle Azzorre. Tutte le terre emerse localizzate a ovest della linea appartenevano alla Spagna.

Il Portogallo non era contento della donazione. Infatti anche il Portogallo è uno Stato cristiano ed è bravo nella navigazione, per questo cercò di negoziare la decisione. A Tordesillas, in Spagna, venne così stipulato il “Trattato di Tordesillas” che tracciò il meridiano Raya a 370 leghe (circa 1786 chilometri) di distanza dalle isole di Capo Verde. Portogallo e Spagna accordarono che tutte le terre a ovest della linea appartenevano alla Spagna e quelle che si trovavano a est al Portogallo. Questo è il motivo per cui in Brasile ancora oggi si parla portoghese.

Nel 1529, con il Trattato di Saragozza, gli Stati iniziarono ad acclamare la proprietà anche dell’area marina, escludendo la possibilità ad altri Stati di navigare e svolgere attività in quel tratto di oceano senza essere in possesso di un’autorizzazione rilasciata da Portogallo o Spagna.

Altri Stati, come Olanda, Grand Bretagna e Francia non erano disposti ad accettare la divisione delle acque solo tra Spagna e Portogallo. Per loro, il Papa non era un’autorità politica, e per questo non aveva il potere di donare terra e acqua ad alcuna nazione.

Il mare è libero o no?

Nel 1609 Hugo Grotius, filosofo, teologo, avvocato e politico olandese, in difesa del diritto del suo Stato di navigare e commerciare in mare, scrisse il saggio “Mare liberum”, aprendo un nuovo dibattito sulla libertà del mare. Secondo Grotius è impossibile che gli Stati impongano la loro sovranità sull’acqua. L’acqua è un elemento libero e non si può impedire a nessuno di usarla.

Nello stesso anno, in Inghilterra, Re Giacomo promosse il contenimento dell’attività di pesca nelle acque costiere della Gran Bretagna. Questa legge proibì a tutti gli stranieri di pescare lungo le coste delle isole britanniche per evitare la pesca eccessiva. Il limite della legge era dato dal fatto che non fosse chiaro fino a che punto si spingessero le acque inglesi.

La prima divisione del mare

Per la prima volta, gli Stati potevano avere la sovranità solo in prossimità della costa, nelle acque territoriali, oltre questo limite c’è l’Alto Mare che, ancora oggi, è libero. Ma come è stato stabilito il limite delle acque territoriali?

Lo scrittore olandese Cornelis van Bynkershoek nel 1702 scrisse un libro “Dominio mari dissertation” sul limite tra le acque costiere e l’alto mare. Lo scrittore teorizzò la “regola del tiro di cannone”, identificando il confine nella distanza massima del tiro di un cannone. Il problema è che la capacità del tiro di un cannone di coprire una distanza sempre maggiore aumenta nel tempo, quindi la misura può cambiare in base allo sviluppo tecnologico del singolo Stato.

Lo scrittore italiano Ferdinando Galliani scrisse un libro “Diritto del mare in tempo di guerra” secondo il quale, per evitare le discussioni, si dovrebbe stabilire una distanza fissa, identificata in 3 miglia nautiche (circa 5,5 chilometri) dalla costa. Questa teoria è stata poi utilizzata dalle maggiori potenze marittime come Stati Uniti e Gran Bretagna.

L’evoluzione del Diritto del Mare nel 1900

Il 1900 è stato l’anno di svolta del Diritto del Mare. In questo secolo tutti gli usi tradizionali del maree delle risorse marine sono stati affrontati e regolati con norme di codificazione internazionale. In passato le leggi del mare non erano scritte e codificate, ma vigevano regole non scritte e quindi difficili da controllare.

Nel 1930 la Lega delle Nazioni ha cercato per la prima volta di codificare le Leggi del Mare, senza però riuscire completamente nell’impresa.
Il secondo tentativo fu fatto dalle Nazioni Unite nel 1958 e nel 1960 con la Convenzione di Ginevra. Anche in questo caso il quadro legale elaborato non ebbe completo successo, ma la negoziazione si focalizzò su alcune tematiche specifiche, per esempio l’Alto Mare.
Solo nel 1973 le Nazioni Unite riuscirono a trovare una modalità di lavoro e negoziazione che diede l’opportunità di lavorare a livello globale alla Convenzione sul Diritto del Mare.

Che cos’è la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare?

Nel 1973, le Nazioni Unite finalmente riuscirono a codificare le leggi del Diritto del Mare attraverso la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). La Convenzione fu adottata nel 1982 a Montego Bay, in Giamaica.
La Convenzione necessitò di un certo numero di rettifiche, per questo entrò in vigore nel 1994 dopo essere stata approvata da tutti i partecipanti. Per modificare il testo finale devono essere riaperti i negoziati.

  • L’universalità dei partecipanti: le negoziazioni erano aperte a tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite, l’agenzia per l’energia atomica, il codice di giustizia internazionale, organizzazioni intergovernative, movimenti di liberazione nazionale e molti altri enti. Era una conferenza universale che garantiva la legittimità del processo di negoziazione.
  • La durata della negoziazione fu molto lunga: ci sono voluti 10 anni per completare il lavoro (1982) e 16 anni di lavoro da parte di Stati, osservatori e attori della comunità internazionale per produrre la Convenzione finale (1994).
  • Adottare una convenzione che tratti tutte le questioni relative al mare. La Convenzione finale è un documento molto completo, chiamato la Costituzione dell’Oceano, la cui portata geografica è enorme perché l’oceano copre più del 70% della superficie della Terra.

Come misura la linea di costa?

La linea di base, baseline in inglese, corrisponde al punto in cui si inizia a misurare la distanza dalla costa per stabilire il limite delle differenti zone. Nell’Articolo 5 della Convenzione è specificata la regola generale per definire e disegnare la linea di base.

La linea di base per misurare la vastità del mare territoriale è la linea di bassa marea lungo la costa, segnata su tutte le carte nautiche ufficialmente riconosciute dallo Stato costiero. Ma ci sono delle variazioni in base alla configurazione geografica della linea di costa, questioni storiche o economiche.

Alcuni esempi in cui si applicano eccezioni alla regola generale sono:

  • dove la linea di costa è profondamente frastagliata, incisa e presenta una frangia di isole lungo la costa nelle sue immediate vicinanze. In questo caso le linee di base seguono i punti più esterni della costa. Per esempio in Stati come Norvegia e Croazia.
  • baie storiche. Un esempio è il Golfo di Taranto, considerato parte delle acque territoriali italiane;
  • delta dei fiumi molto frastagliati, come in Bangladesh e Myanmar;
  • acque polari. Ci sono banchi di ghiaccio che si staccano dalla costa e quindi la linea di costa può cambiare;
  • stati arcipelagici (Stati composti da molte isole).

Dalla linea di base si inizia a misurare la distanza di tutte le altre aree definite dalla Convenzione.

Bibliografia:

  • https://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf
  • https://www.geopolitica.info/mare-relazioni-internazionali-parte3/
  • https://www.imo.org/en/OurWork/Legal/Pages/UnitedNationsConventionOnTheLawOfTheSea.aspx